Schau ich dich an.
Gibst du mir steine, geb ich dir sand.
Gibst du mir sasser, rühr ich den kalk.
Wir bauen eine neue stadt.
La scena Punk e New-Wave di fine anni '70 in Germania prende strade differenti, viene rivisitata sfruttando la musicalità granitica e tagliente della lingua tedesca e crea una nicchia di genere che lo studente Jürgen Krämer, in una fanzine del '77 definì Neue Deutsche Welle.
I Palais Schaumburg certamente cavalcarono questa nuova onda tedesca, ma più in profondità.
Sono in un rave acustico subacqueo, ballano al ritmo di percussioni nevrotiche.
Spunti jazzy abortiti sul nascere in Morgen wird der Wald gefegt;
Hat Leben noch Sinn? inizia meravigliosamente kraut, ma dopo 30 secondi entra un charleston che stravolge irrimediabilmente tutto e ti costringe a spegnere la canna appena accesa.
Deutschland kommt gebräunt zurück è un pezzo proto-dance dadaista post-T.S.O. il che non vuol dire assolutamente un cazzo, ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente guardando questo bellissimo video:
Il mio rapporto con le discoteche è sempre stato difficile, direi pressoché inesistente.
La prima, unica e ultima volta in cui mi sono avvicinato ad una discoteca avevo 13 anni. Ero con il mio primo amore, una ragazzina pluribocciata dalle grandi tette.
Lei entrò, ma io non riuscii a seguirla perché un gigantesco uomo della security (mi piace ricordarlo così, ma probabilmente era un preadolescente coi baffi) ci separò all'ingresso, e vidi sparire per sempre Manuela e le sue grandi tette tra luci strobo, GALA e orde di ragazzetti poco romantici vestiti meglio di me.
In quel momento capii che nella vita avrei fatto altro.
Insomma, tutto questo per dire che se in discoteca avessero passato quest'album dei Palais Schaumburg, magari quattro passi fuori tempo li avrei fatti.
Ah, l'album è stato prodotto da quel genio di David Cunningham.
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